L’autostima è innata o puoi guadagnarla?

L’autostima è il valore che ci viene attribuito in un contesto sociale più il valore che noi stessi ci attribuiamo. Ho raccolto 5 fattori per aiutarti nel suo raggiungimento.

È è qualcosa di definibile, ma non è quantificabile o osservabile attraverso prove certe e dati osservabili.

Negli anni ho letto testi di Jordan Peterson, le cui idee hanno polarizzato l’opinione pubblica americana degli ultimi anni e ascoltato interventi di studiosi europei su questa tematica. Ho notato che c’è molta confusione a riguardo. L’autostima viene spesso confusa con l’estroversione, un tratto distintivo che porta a trarre energia dalle relazioni sociali, ad essere assertivi e a trovarsi a proprio agio fra agli altri. La mancanza di autostima invece, è stata correlata, in alcuni casi, a disturbi dello spettro autistico, che portano l’individuo a difficoltà nel comprendere e interpretare le relazioni sociali e le emozioni altrui.

In America negli anni ’80 e ’90 per elevare l’autostima negli studenti, sono stati introdotti appositi programmi scolastici basati su premi e certificati di apprezzamento per il raggiungimento di determinati standard. Il meccanismo funzionava facendo leva sulle mancanze e inadeguatezze dei ragazzi che in ogni modo cercavano di avvicinarsi ai  modelli di vita imposti dalla società. (Modelli che a distanza di qualche anno si sono rivelati fallimentari, ne parlo in questo articolo). Il risultato è stato un incremento del bullismo nelle classi. Un’autostima innalzata sulla base di convinzioni errate infatti, tende a spingere l’individuo verso fenomeni negativi come aggressione, intimidazione ed esclusione sociale.

Insomma in parole semplici un training errato sull’autostima produce narcisisti! Porta l’autostima a disconnettersi dalla realtà e a farci dimenticare che come essere umano ognuno di noi ha un valore: quello che le altre persone ci attribuiscono e quello che ognuno ha della propria persona. Quando c’è concordanza tra le due cose, in genere si raggiunge uno stato di equilibrio interno. La giusta dose di autostima di ognuno dovrebbe derivare dalla percezione del proprio valore all’interno di un gruppo sociale.

Questa valutazione serve per capire in maniera oggettiva qual è il proprio margine di miglioramento. In sostanza il format secondo cui mettere sotto pressione qualcuno, farlo sentire inadeguato alle circostanze e innescare la voglia di miglioramento attraverso ansia e dolore è un concetto totalmente da dimenticare. Negli ultimi anni c’è stata una riflessione critica verso i modelli per implementare l’autostima e gli studi più recenti hanno evidenziato l’importanza dello sviluppo di competenze sociali ed emotive. Le emozioni negative hanno come unico risultato quello di paralizzare l’individuo nella strada verso il miglioramento.

Ma quindi, cosa ci serve per lavorare in termini di autostima? I fattori che ho individuato nella mia esperienza di docente a contatto con alunni tra i 21 e i 27 anni, ma anche nei corsi per adulti che ho tenuto presso l’Ordine degli Architetti di Torino sono cinque.
  • L’intelligenza emotiva : la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le emozioni, sia le proprie che quelle degli altri. È un concetto sviluppato dallo psicologo Daniel Goleman, che ha proposto che l’intelligenza emotiva sia un fattore chiave per il successo nella vita, oltre all’intelligenza cognitiva tradizionale (IQ). Ci dà il potere di adattarci al cambiamento, superare gli ostacoli e affrontare le sfide con resilienza. Quando sviluppiamo questa capacità, diventiamo in grado di coltivare relazioni autentiche, prendere decisioni ponderate e costruttive, gestire lo stress e vivere una vita più equilibrata.
  • La presenza: intesa come capacità di vivere nel presente, senza raffrontare sfide e obiettivi attuali con quelli del passato. La capacità di lasciare andare quello che è stato, di mettere da parte eventuali fallimenti o torti subiti che possono farci leggere il futuro in chiave sbagliata ed essere ciechi davanti alle buone occasioni che la vita pone davanti. Focalizzarsi sul presente e non preoccuparsi del futuro, aiuta a contrastare episodi di ansia anticipatoria di cui molti sono preda e ad innescare il miglioramento dell’autostima. Tecniche di Mindfullness, che insegnano a concentrarsi su ciò che uno vede, sente, prova, gusta e tocca possono aiutare una persona a vivere di più nel presente, perché danno il senso di quante cose passano inosservate, e di quanto poco possiamo essere consapevoli in alcuni momenti.
  • L’assertività che è la capacità di esprimere le proprie opinioni, desideri e bisogni in modo chiaro, diretto e rispettoso, senza violare i diritti degli altri. È la capacità di difendere i propri diritti affermando se stessi e comunicando in modo efficace. Per fare questo occorre mantenere un equilibrio tra l’ascolto degli altri e l’espressione delle proprie necessità cercando di mettere al centro i fatti e non le reazioni di ognuno verso gli stessi.
  • L’iniziativa. Dopo aver messo in pratica i punti precedenti è importante agire in modo proattivo e fare scelte consapevoli per raggiungere gli obiettivi desiderati. La chiave di tutto è essere propositivi: assumere il controllo della propria vita, anticipare e affrontare le sfide in modo ragionato, cercando soluzioni e opportunità anziché aspettare che le cose accadano. Questa caratteristica è fondamentale nei confronti di noi stessi e decisamente efficace nel lavoro in team. Il risultato è una mentalità orientata all’azione e una volontà di assumersi la responsabilità della propria vita sociale e lavorativa.
  • L’accettazione è la capacità di comprendere e apprezzare se stessi incondizionatamente e di amarsi per la propria unicità. Io stessa verso la fine degli anni ’90 sono caduta nel tranello dei modelli di perfezione di quel periodo. Guardavo le All Saints in voga con i loro brani brit-pop e R&B sulle copertine dei settimanali e provavo un forte senso di inadeguatezza. Erano estremamente belle agli occhi di una sedicenne spaurita, e apparivano forti e indipendenti: trasudavano fiducia in se stesse e determinazione. Nel tentativo di essere come loro, non ho fatto altro che focalizzarmi sulle mie imperfezioni, limitazioni e vulnerabilità.

Sii te stesso e di’ quel che pensi: chi se la prende non conta e chi conta non se la prende. Dr. Seuss

Con gli occhi di oggi spiegherei alla sedicenne di allora che le copertine dei magazine passano dai programmi di fotoritocco prima di venire pubblicati 😉 e le spiegherei l’importanza di riconoscere e accogliere tutti gli aspetti di sé, compresi i difetti e gli errori, senza mai giudicarsi duramente o cercare di essere perfetta. L’accettazione ci permette di vivere con autenticità e di coltivare un senso di valore personale, serenità e gratitudine per la nostra unicità. E tutto questo ci consente di vivere una vita più soddisfacente e appagante.

Se vuoi approfondire le tematiche che ho trattato puoi farlo a questi link:  Martin Seligman, Carol Dweck, Barbara Fredrickson, Sonja Lyubomirsky e Nathaniel Branden. Questi sono solo alcuni degli studiosi che hanno contribuito significativamente alla comprensione dell’autostima, del benessere psicologico e delle strategie per il miglioramento personale.

“Keep rocking and stay motivated! 👊 😎”

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